24 Jul 2019
Clean tech: definizione e settori di innovazione
Per la rubrica #D1Jetpack andiamo alla scoperta del settore Clean tech:
un “ambiente” perfetto per i progetti di impresa innovativa!
Quello delle clean technology (clean tech) è un mondo vasto, i cui confini risultano spesso sfumati, tant’è che il termine “clean tech” viene utilizzato in modo intercambiabile con termine “green tech”.
Questo probabilmente è dovuto al fatto che gli investimenti in innovazioni che hanno a che fare con l’ambiente e l’ecologia sono cresciuti in seguito alla diffusione a livello globale di una maggiore “consapevolezza verde” da parte delle industrie, per motivi economici e di abbattimento costi, ma anche di immagine e marketing.
Dagli anni 70 in poi, infatti, tutte le imprese hanno capito di non poter trascurare il cambio di orientamento generale dei consumatori, che hanno sviluppato una grande sesnibilità verso i temi ambientali e che, dove possono, tendono a scegliere aziende “verdi” e “attente all’ambiente”.
Quali innovazioni rientrano in questo settore?
In generale il temine clean tech indica le “tecnologie pulite”, ovvero tutte quelle soluzioni e prodotti che riducono (o eliminano) l’impatto ambientale di un determinato processo produttivo, migliorandone l’efficenza energetica, facendo un uso più razionale delle risorse naturali e tagliando le emissioni di rifiuti.
Nel panorama delle startup e dei progetti di trasferimento tecnologico, con clean tech si indica un vero e proprio settore di investimenti su un’ampia gamma di tecnologie legate:
- alle energie rinnovabili (biomassa, energia eolica, energia solare, energia elettrica, biocarburanti, ecc.);
- alle tecniche di riciclo dei rifiuti domestici, urbani o dei materiali di scarto delle produzioni industriali;
- ai trasporti “verdi”, motori elettrici o ibridi, Green chemistry, nuovi metodi di illuminazione, greywater.
In un contesto globale come quello di oggi, dove la crescita economica va inevitabilmente di pari passo con una crescente richiesta di energia, lo sviluppo di nuove tecnologie di produzione sostenibili – capaci di abbattere le emissioni e raggiungere livelli di efficenza performnti – diventa sicuramente una delle “sfide imprenditoriali” più importanti del prossimo futuro.
e l’Italia?
In base ai dati dell’Energy & Strategy Group del Politecnico di Milano, quello del clean tech italiano è un mercato da oltre 30 miliardi di euro, che supporta più di 150mila posti di lavoro.
Nel nostro paese un’impresa su quattro ( dal 2007) ha investito in ricerca e sviluppo, design e approccio sostenibile per diminuire l’impatto ambientale del proprio business e risparmiare energia.
L’esperienza di Day One
In Day One, dal 2013 ad oggi, abbiamo collaborato con molte startup hi-tech operanti in ambito clean tech. Alcune hanno già chiuso round di investimenti da milioni di euro, mentre altre hanno ottenuto importanti riconoscimenti a livello italiano ed europeo (come il successo nello SME Instrument di Horizon 2020).
Ciò che le accumuna tutte è sicuramente la forte base tecnologica con la quale mirano a rivoluzionare il mercato in cui si collocano. Una panoramica più ampia su queste startup ve la può fornire il nostro Portfolio; in questo articolo di #D1Jetpack andiamo insieme alla scoperta di alcune di esse!
aQysta
aQysta è una startup hi-tech fondata nel 2013 da un gruppo di ricercatori della Delft University of Technology, Olanda. L’obiettivo di aQysta è creare soluzioni idroelettriche sostenibili per il pompaggio dell’acqua che siano in grado di avere un impatto economico, ambientale e sociale positivo.
In aQysta, hanno sviluppato diverse varianti di “hydro-powered pumps“; tutto ciò che serve è una fonte d’acqua corrente. Il loro prodotto di punta “Barsha Pump” ha ottenuto grazie al lavoro di Day One un finanziamento dalla Commissione Europea nell’ambito dello SME Instrument, Fase 2, Horizon 2020.
gr3n
Gr3n è una startup clean tech italiana che ha sviluppato un processo innovativo in grado di generare un efficiente riciclo chimico del PET (polietilene tereftalato); questo processo si basa sull’applicazione della tecnologia a microonde ad una reazione chimica nota e, potenzialmente, può cambiare il modo con cui il PET viene riciclato, con enormi vantaggi economici per l’industria del riciclaggio a livello mondiale.
A differenza, ad esempio, delle bottiglie di vetro e alluminio, quelle di plastica (con gli attuali metodi) non si riclicano completamente e sotto soggette a cicli limitati di riutilizzo.
Tutti i prodotti plastici sono fatti di molecole derivanti dal petrolio: quando queste vengono troppo deteriorate, devono essere introdotte al di fuori del ciclo di recupero dello scarto.
Gr3n ha sviluppato la tecnologia DEMETO (DEpolymerization Microwave TechnolOgy), che consente di riconnettere le molecole dei prodotti plastici nei processi di riclicaggio, ritornando al polimero vergine partendo sempre dal materiale di scarto e non dal petrolio.
WindCity
WindCity è una startup italiana nata nel giugno 2016 che ha sviluppato una tecnologia microeolica in grado di adattarsi alla variabilità del vento, anche in ambienti urbani.
Il sistema si basa su una tecnologia a “geometria variabile per condizioni di vento variabili“: una turbina che si regola autonomamente e riesce a performare anche in condizioni in cui le tradizionali turbine potrebbero fermarsi.
Da questa tecnologia è nata una nuova idea di applicazione: WaterCity: una turbina idrocinetica completamente sommersa che ruota seguendo i flussi delle correnti marine e fluviali, anche quando la corrente è bassa.
L’Europa per il clean tech e il programma Horizon Europe: il prossimo futuro
All’interno di HORIZON EUROPE – il nuovo programma quadro dell’Unione Europea per la ricerca e l’innovazione che succede ad Horizon 2020 – sono cresciuti i fondi destinati a progetti clean tech.
L’Unione Europea ha voluto così sottolineare ancora una volta (con traduzione finanziaria concreta) l’importanza degli investimenti in tecnologie e startup clean tech: a queste ultime, infatti, il programma Horizon Europe destina il 35% dei finanziamenti.
Uno dei principali cambiamenti all’interno del programma Horizon Europe (rispetto ad Horizon 2020) è l’orientamento “mission-based”, cioè incentrato su obiettivi chiaramente definiti e specifici; tra questi rientrano ad esempio la rimozione della plastica dagli oceani e la pulizia dell’aria in ambienti urbani.